Callout piè di pagina: contenuto
Serie di articoli News

MARMORINO-INTONACHINO.
NOBILE SEMPLICITÀ DI CALCE E POLVERE MARMO

Lintonachino a calce è un rivestimento naturale, realizzato con grassello di calce invecchiato e polvere di marmo: abbiamo riassunto la storia millenaria e gli impieghi attuali.

Un po’ di storia

Marmorino e intonachino sono termini spesso equivocati che includono numerose accezioni, a testimonianza di una innumerevole serie di variazioni nel corso della storia dell’architettura.
È chiamata marmorino, intonachino, o intonaco marmorato la malta preparata con calce spenta mescolata a polvere di marmo e utilizzata nelle decorazioni plastiche e/o come intonaco di finitura.

Nel Dizionario Tecnico del 1884, alla voce ‘intonaco marmorato’ si legge:

«Gli antichi romani facevano un intonaco colorito e lo davano in sei distinte mani che tutte insieme non oltrepassavano la grossezza di circa 27 millimetri: le prime tre erano di calce e sabbia, o rena comune, e rispondevano agl’intonachi ordinari presentemente in uso, le altre tre mani si davano con una pasta di calce e polvere di marmo e l’ultima mano era battuta con mestola di legno e quindi arrotata con marmo per fargli prendere un pulimento matto, ossia senza lustro. Su questo intonaco si davano i colori, che si mantenevano brillanti strofinandoli con cera strutta nell’olio purissimo e data a caldo. Quando era raffreddata, si faceva struggere di nuovo, avvicinando al muro un caldano e si lasciava che l’intonaco se ne imbevesse a saturazione».

L’impiego di tali finiture degli edifici era quindi già conosciuto al tempo dei Romani; allora veniva usato in spesse e multiple stratificazioni, ottenendo una superficie liscia, compatta e piana. Talvolta i primi strati erano costituiti da calce e cocciopesto, in grado di assorbire una maggiore quantità di sali solubili nelle murature umide.

Nel Medioevo l’intonaco con polvere di marmo fu utilizzato solo per le stesure di base da dipingere poi ad affresco; tale impiego rimase limitato all’area dell’alto Adriatico e forse trae le sue origini nel Regno Romano d’Oriente.
Dalla fine del Quattrocento si iniziarono a molteplici costruzioni che avevano lo scopo di riprendere l’architettura romana; pertanto presentavano una semplice lisciatura a calce e polvere di marmo su un intonaco con sabbia – oggi chiamato spatolato di calce – realizzata a cazzuola, che via via si completa nella sua configurazione originaria di marmorino con lo strato di cocciopesto. Questa elegante finitura caratterizzò molta dell’architettura veneziana del Rinascimento, oltrea alle mirabili opere architettoniche di grandi artisti veneti come Sansovino, Palladio, Vincenzo Scamozzi e tanti altri.

Opere come le Procuratie Nuove, le chiese di San Giorgio e del Redentore a Venezia, le ville venete della Malcontenta, di Maser e della Rotonda, la Loggetta di San Marco a Venezia sono tutte apprezzate nel mondo anche per la loro preziosa finitura che simulava il materiale nobile della pietra. Anche nel Palazzo dei Diamanti a Ferrara, e in molte altre architetture del tempo, si rileva lo stesso espediente.

Il Seicento e il Settecento sono i periodi in cui il marmorino ebbe la maggiore diffusione, soprattutto nell’area veneta: allo strato di calce e polvere di marmo se ne aggiunse un altro costituito da calce e cocciopesto, particolarmente indicato nelle zone umide. Da tali realizzazioni, che caratterizzeranno le superfici di moltissime edificazioni del Veneto, deriverà anche la denominazione di marmorino veneziano che si riferisce proprio all’insieme di questi diversi strati di intonaco.

Nell’Ottocento abbiamo un grande cambiamento dovuto all’incremento dei costi della manodopera: le laboriose lavorazioni a calce diventano sempre più rare e aumentano le realizzazioni e le ricette di cosiddetti “marmorini” costituiti da gesso e colla.

La Collezione di Banca della Calce

In linea con la tradizione, abbiamo realizzato una collezione di intonachini/marmorini, pronti all’uso, realizzati con grassello di calce invecchiato 48 mesi e aggregato calcareo proveniente dalla stessa cava.
Il colore bianco del prodotto deriva dalla purezza della pietra e dal processo unico di cottura a legna che permette alla calce di non essere contaminata dalle ceneri di combustione. Gli intonachini possono essere colorati, con pigmenti naturali in polvere o in pasta, secondo gusti e esigenze.
Sono disponibile in quattro granulometrie:

  • GROSSO 1.2 mm
  • MEDIO 0.7 mm
  • FINE 0.4 mm
  • EXTRA FINE 0.2 mm

La collezione intonachino a calce è pensata per decorazione di interni e soffitti, in tutti tipi di stanze, tra cui stanze umide, nuove o con supporti precedentemente preparati. È particolarmente adatta per il rivestimento di pareti che necessitano di un buon grado di diffusione del vapore acqueo. Permette di ottenere vari effetti decorativi di pregio in base all’esperienza, il gusto e la creatività dell’applicatore, anche combinando le differenti granulometrie.

Intonachino A Calce
Pulsante torna in alto