Callout piè di pagina: contenuto
Serie di articoli News

STORIE DI CALCE#24
DA BOLOGNA, IL RACCONTO DI CLAUDIO

Con Storie di Calce raccontiamo le esperienze di clienti, appassionati e di tutti coloro che lavorano con la calce. Spunti, aneddoti e, perché no, qualche esempio delle realizzazioni che si possono fare con i nostri materiali.

Claudio Loreti è prima di tutto un artista, esperto e appassionato di colori. Titolare del Laboratorio Colore Smalticolor a  Bologna, collabora con la Banca della Calce come consulente per realizzazione delle palette di CalceLatte. Ci ha accolto nel suo laboratorio e raccontato il suo approccio e la sua filosofia, oltre a svelarci un mondo nascosto ai nostri occhi.

Lo ringraziamo per aver condiviso con noi la sua esperienza.
Buona lettura!

Secondo lei, cos’è il colore?

Il colore è energia. Se partiamo dal presupposto che la luce non si vede, a meno che non si guardi la sorgente o qualcosa che la riflette, ci rendiamo conto che i colori che vediamo in natura non sono altro che il modo immediato degli essere umani di vivere l’energia. La luce colpisce le superfici (naturali e artificiali) che in parte la trattengono e in parte la respingono, restituendoci tutta la vasta gamma di colori e tonalità che vediamo nel mondo.

Il colore che arriva ai nostri occhi direttamente è qualcosa da vivere in modo straordinario, pieno di messaggi, simboli, significati. Il blu per esempio rasserena, il giallo carica. D’altra parte, l’uomo vive e lavora col giallo del sole e si riposa col blu della notte. Nell’età contemporanea cerchiamo di riempire di luce anche la notte, ma non so se questo avrà effetti positivi. Se escludiamo il nero che assorbe completamente la luce e il bianco che la riflette al 100%, tutti gli altri colori sono il risultato di un parziale assorbimento e una parziale riflessione della luce (ognuno in percentuali diverse). Quello che arriva ai nostri occhi è la parte “rifiutata” e non corrispondente alla realtà perchè dietro si nasconde un altro mondo.

Come si fa un colore?

Ci sono mille modi. Si parte sempre da una base, un pigmento. Se ho a disposizione un certo numero di pigmenti posso mescolarli per realizzare il colore che voglio: se desidero una tonalità chiara dovrò partire dal bianco e gradualmente aggiungere i pigmenti, facendo attenzione alle quantità, perché ogni aggiunta rende il bianco sempre più scuro.

Ultimamente, mi sono molto appassionato al lavoro di Michelangelo e ho voluto studiarlo meglio. Ho iniziato a riflettere su come producesse i colori per i suoi affreschi. La Cappella Sistina è a 90 metri di altezza, perciò è impensabile che l’artista scendesse e salisse da tale altezza ogni volta che aveva bisogno di un colore e, in tali condizioni di lavoro, non poteva neppure avere a disposizione tutte le tonalità esistenti. Probabilmente aveva a disposizione solo pochi colori primari, in grandi quantità, acqua e grassello di calce. Dopo aver steso l’intonaco e aver fatto il disegno, secondo la mia ipotesi, utilizzava essenzialmente il blu, giallo e rosso per realizzare tutti gli altri colori.

Per convalidare la mia tesi, ho fatto io stesso delle prove e ho ottenuto una vasta gamma di tonalità, molto simili a quelle utilizzate negli affreschi. Per realizzare la palette colori di La Banca della Calce, abbiamo adottato lo stesso sistema: partendo dal giallo, blu e rosso, oltre al bianco della calce e al nero, abbiamo ottenuto oltre 90 tonalità, tutte bellissime.

Che tipo di persone entrano nel suo laboratorio?
Qual é il colore più richiesto?

Dagli artigiani  agli architetti, passando per le persone comuni che vogliono semplicemente ridipingere casa. Essendo in una zona di grande passaggio, può capitare chiunque. Questo grande viavai mi ha permesso di conoscere meglio l’essere umano e di conseguenza riesco ad adattarmi a chi mi trovo davanti e mi chiede consigli o consulenze. Ho imparato a essere eclettico e multiforme.

La richiesta dei colori segue la moda del momento: oggi le variazioni del grigio (tortora, neutro) sono quelle che vanno per la maggiore. Ultimamente mi è stato chiesto l’ottanio, una nuance che si muove tra le sfumature del verde e quelle del blu, ma devo ammettere che sono poche le persone che “osano” nella scelta delle tinte, probabilmente perché non c’è conoscenza del mondo del colore e si tende a “copiare” quello che fanno gli altri. Una cosa che sottolineo sempre è che la luce non è sempre la stessa; perciò consiglio di scegliere il colore delle pareti tenendo conto di qual é il momento della giornata in cui si passa del tempo in quella determinata stanza, per sceglierlo proprio in base al vissuto dell’abitazione.

Sappiamo che ama le foto. Ci racconta il rapporto tra colore e fotografia?

Mi sono appassionato alla fotografia dopo l’università e da qualche anno porto avanti una ricerca che punta a far vedere le cose come sono realmente, far emergere un mondo nascosto e non immediatamente visibile. Come ho spiegato prima, nella percezione del colore l’occhio umano vede quello che viene riflesso dalla superficie su cui arriva la luce, quindi quello che vediamo è il colore “rifiutato”.
Un esempio? Il sangue non è  rosso ma di colore ciano: se guardiamo le nostre vene, infatti, sono più tendenti al bluastro che al rosso (da qui l’espressione «sangue blu»: i nobili erano soliti rimanere all’interno dei loro possedimenti, senza esporsi al sole, a differenza delle classi più povere, la loro carnagione quindi era talmente chiara da lasciare intravedere le vene, di colore bluastro appunto). Ho dato il via  a un filone di foto in cui esalto i colori che non si vedono e perchè vengono assorbiti. Per avere una panoramica, potete consultare la pagina Facebook di Guardagroup, gruppo che ho fondato nel 2003.

Claudio Loreti Laboratorio Colore

ALTRE STORIE DI CALCE

Pulsante torna in alto