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Serie di articoli News

STORIE DI CALCE#35
DA VILLA CA’ PRIULI, IL RACCONTO
DI ANDREA CRISANTI

Con Storie di Calce raccontiamo le esperienze di clienti, appassionati e di tutti coloro che lavorano con la calce. Spunti, aneddoti e, perché no, qualche esempio delle realizzazioni che si possono fare con i nostri materiali.

In questo appuntamento della rubrica, abbiamo intervistato il Prof. Andrea Crisanti, microbiologo, docente e Senatore. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare come ha utilizzato tinte a calce per il restauro della storica dimora cinquecentesca Villa Ca’ Priuli, in provincia di Vicenza.

Lo ringraziamo per aver condiviso con noi la sua esperienza.
Buona lettura!

Ci racconti la sua storia. Sappiamo bene cosa fa nella vita, ma siamo curiosi di sapere qualcosa in più rispetto alle sue passioni e alle ragioni che l’hanno spinta ad acquistare Villa Ca’ Priuli.

È una storia che inizia molti anni prima che conoscessi mia moglie, parliamo di circa quarant’anni fa, quando frequentavo una ragazza che studiava Architettura, una ragazza molto timida, che aveva una certa ritrosia a fare gliesami e quindi di fatto, oltre a studiare Medicina, ho studiato un sacco di cose di Architettura! Possiamo dire quindi che le mie prime conoscenze e i miei primi interessi nascono da qui… Dopodiché circa una ventina di anni fa, non ricordo con esattezza quando, stavo viaggiando nella pianura veneta e a un certo punto mi fermarono due vigili, ero a Thiene, e di fatto, essendo io sempre un po’ distratto – allora, come adesso – avevo dimenticato di fare il bollino blu dunque mi sequestrano subito l’auto e il libretto di circolazione! Non mi persi d’animo, sono andato a noleggiarne subito una e, in attesa che mi restituissero la mia, sono rimasto un po’ di giorni in questa zona. Abbiamo fatto dei giri in zona e visitato quasi tutte le ville, quelle fatte dai noti Andrea Palladio e Vincenzo Scamozzi. Tra le più belle: Villa Pojana e Villa Barbaro a Maser e, proprio allora, mi sono innamorato di questa concezione di vita di combinare lo svago, l’attività agricola e l’imprenditoria, perché a mio avviso queste ville avevano questa triplice funzione. Quando poi mi sono spostato da Londra all’Università di Padova mi sono detto: “vediamo un po’ che cosa c’è in giro!” e devo dire la verità ne ho viste tantissime perché molte sono in vendita ma, come potete immaginare, sono molto difficili da tenere e manutenere motivo per cui, molto spesso, rappresentano un peso per le famiglie proprietarie. Ci sono alcune ville bellissime, anche restaurate, ma inaccessibili, altre che sono in condizioni derelitte ma sono talmente grandi, con tanti vincoli e spesso abbandonate da anni, che cimentarsi con il restauro (parliamo anche di 8-9000 mq), è molto complicato…

Il restauro di Villa Ca’ Priuli, capolavoro di fine Cinquecento vicino allo stile delle note ville palladiane. Che tipo di interventi avete fatto, vista la storicità dell’edificio e i suoi decori originali?

La maggior parte delle ville di questa zona sono state ristrutturate intorno agli anni ’60-’70, molte si presentavano anche con un bel giardino e una facciata restaurata ma spesso quando mi capitava di entrarci – devo ammetterlo, forse anche a causa della mia sensibilità estetica e culturale – spesso soffrivo! Molte sono state anche “rovinate” perché ne hanno alterato le planimetrie o aggiunto cose completamente fuori contesto, dunque ne ho scartate tante nei miei giri. Alla fine ne erano rimaste due e ho scelto Villa Ca’ Priuli sebbene fosse in pessime condizioni! Considerate che era stata abbandonata per circa 20-25 anni quindi il giardino e i campi attorno erano tutti rovi, piante che crescevano dappertutto, sui muri, sui gradini… mancavano le fognature, gli impianti erano vecchissimi e non più a norma ma la planimetria, stranamente, era rimasta quella originale, mai modificata, aveva mantenuto intatti tutti gli ambienti e conteneva ancora tutta una serie di decorazioni originali come le mostre delle porte in pietra e gli otto camini dello scultore Alessandro Vittoria, insomma pezzi di grande valore e pregio! Mi sono reso conto che avrei potuto metterla a posto, era grande ma non eccessivamente… insomma il risultato di una visione estetica e culturale che mi ha portato ad optare, finalmente, per questa!
La mia idea era anche quella di restituire questa meraviglia alla comunità, alle persone del posto, facendole entrare, permettendo loro di organizzare eventi! Vorrei che la comunità la sentisse un po’ anche sua! Mi sono reso conto che molti di loro avevano un grandissimo amore per questa villa ma non l’avevano mai potuta visitare mentre io permetterò a tutti di entrarci.
Per quanto riguarda manutenzione e restauro ci siamo attenuti alla lettera alle indicazioni e alle prescrizioni che ci sono arrivate dalla Sovrintendenza. Abbiamo avuto sin da subito un rapporto molto proficuo con loro, all’inizio mi sembrava quasi che ci fosse da parte loro una sorta di intrusione… quando compri una casa “normale” non sei abituato che qualcuno che ti dica cosa devi fare o non fare ma in questo caso ti accorgi che sei sì il proprietario, ma sei anche il custode di un pezzo di storia dell’Italia e ti devi immedesimare in questa nuova funzione o “ruolo” in cui ti sei ritrovato, così tutto diventa più facile!
Abbiamo rifatto l’impianto elettrico, i riscaldamenti, abbiamo rimesso in funzione tutti i bagni che, come dicevo, non avevano scarichi e fognature. La caldaia era a gasolio e l’abbiamo fatta a gas, abbiamo fatto il fotovoltaico, il pozzo, abbiamo rimesso in vita tutta la villa! Questo complesso non aveva praticamente acqua se non quella dell’acquedotto che in case come queste, come potete immaginare, non è sufficiente, anche solo in relazione agli ambienti esterni (giardino, orto, serre…). Inoltre aveva tutta una serie di limiti che ne impedivano la fruizione e l’abbiamo rifunzionalizzata nel rispetto più assoluto.

Come mai ha scelto di utilizzare materiali naturali come la calce per lavori di restauro e conservazione?

Tutti i lavori sono stati fatti utilizzando la calce, come richiesto anche dalla Sovrintendenza. Considerate che questa villa è stata costruita nel 1580 e lo Scamozzi e il committente Costantino Priuli, tra l’altro nipote del Vescovo di Vicenza, aveva la necessità di combinare la funzionalità con l’austerità. Questa villa in effetti, così come Rocca Pisana a Lonigo (VI), non ha affreschi se non i festoni nuziali, questo per una ragione ben precisa: entrambe sono state costruite in piena controriforma, quando l’austerità e la funzionalità prevalevano rispetto a quell’idea di impressionare gli ospiti, attraverso affreschi e decorazioni murali, questo ha cambiato completamente l’approccio anche in relazione agli interventi che abbiamo dovuto fare.
La calce, a mio avviso, è un materiale che è stato ingiustamente messo da parte o negletto negli ultimi anni ma per me è un prodotto molto valido invece! È un materiale che non si ammuffisce, assorbe l’acqua, non si macchia, si restaura in un baleno, non è tossico… insomma ha solo proprietà positive! L’abbiamo usata anche in parti della villa dove non eravamo obbligati a utilizzarla.

Considerando la bellezza della villa e la complessità del restauro, ha qualche aneddoto da raccontarci accaduto durante i lavori?

La scoperta più bella è stata quando abbiamo iniziato a restaurare la cantina che era veramente messa male, con intonaci ammuffiti e malmessi ma si intravedeva che sotto c’erano i mattoni e quindi uno strato più autentico. Ci siamo quindi cimentati nella demolizione di centinaia di mq di intonaci per riportare alla luce queste pietre bellissime!
Sono molto soddisfatto anche per come sia stato risolto l’impianto elettrico che abbiamo fatto a vista. Nell’ultima ristrutturazione fatta nel 1960, quando i vecchi proprietari sono subentrati ai discendenti dei Priuli, avevano fatto una ristrutturazione con impianto a canalette, aumentando lo spessore dell’intonaco, per riportare tutto all’originale, abbiamo quindi dovuto ripristinare una parte della pareti per provare a raddrizzarle.
Come potrete immaginare, la storia di questa villa è estremamente interessante: la costruzione risale al 1450, la villa apparteneva a una potentissima famiglia veneta, i Trissino, che commisero un errore fatale: durante la guerra con gli Imperiali della Lega di Cambrai si schierarono contro la Repubblica di Venezia, come molti altri nobili vicentini, e Venezia subì una terribile sconfitta di terre ad Agnadello. Dopo questa sconfitta molti passarono con gli Imperiali tranne alcuni tra cui Bernardino Fortebracci di Montone che ebbe in dono da La Serenissima questa terra e questa fortificazione proprio per essere rimasto fedele. Dopo la morte di Bernardino la moglie vendette la villa a Girolamo Priuli, una figura molto interessante della storia di Venezia perché è colui che scrive e tramanda ai posteri tutte le storie di mare, battagli e conquiste di Venezia. Nel frattempo viene scoperta l’America e il mondo sta inevitabilmente cambiando e anche Venezia inizia una fase completamente diversa. Si comincia a capire che per mantenere le ricchezze bisognava anche coltivare la terra, dunque Priuli commissiona questa villa, fondamentalmente agreste, e la commissiona allo Scamozzi che tra altre cose aveva già lavorato per i Priuli oltre che per i Dolfin, altra famiglia nobile e potente de La Serenissima.
L’architetto in parte si sovrappone al Palladio, è colui che gli “organizza” Piazza San Marco, è l’architetto de La Serenissima, è colui che completerà tutte le ville iniziate dall’architetto padovano. Palladio è insomma una specie di self-made-man, per utilizzare un termine contemporaneo, mentre Scamozzi è un accademico, è un grandissimo conoscitore dell’architettura, due figure davvero molto interessanti. Soltanto recentemente si incomincia ad apprezzare come lo Scamozzi abbia interpretato Palladio e sia riuscito a completare tutte le sue opere per poi, forse, possiamo anche dire, superarlo! Tornando alla villa: è passata di generazione in generazione ai Priuli e ai loro discendenti, sono edifici, questi, che hanno sedimentato storie e storie nei secoli… Nel 1963 è stata poi acquistata da un imprenditore di Padova, il quale l’ha ristrutturata abbastanza bene, diciamo che il merito che gli faccio è principalmente quello di aver sistemato un pezzo del sistema di riscaldamento che non ho dovuto rifare io.

La calce ha origini antichissime, citata persino in vari passi della Bibbia. Cosa ci dice a proposito.

La calce è un prodotto magico, pensate che i romani avevano sviluppato una tecnologia per far sì che il loro cemento contenesse dei granuli di calce attiva e che praticamente si auto-riparava. Quindi quando un manufatto fatto a pozzolana calce e cemento, il cosiddetto cemento romano, si fessurava, l’acqua entrava in contatto con le microgranuli di calce viva e si riparava!
Questa è una scoperta fatta di recente proprio perché si voleva capire quale fosse il motivo per cui se si mette un manufatto in cemento romano in acqua di mare sta lì anche per duemila anni, mentre probabilmente il nostro cemento dopo cento o cinquant’anni non resisterebbe! I romani avevano trovato questo modo fantastico di mescolare la pozzolana, il cemento e la calce a temperature elevatissima, quindi quando l’acqua bolliva creava delle micro sfere di calce che erano fuori attivate ma dentro ancora da attivare, quindi quando si rompono, si fratturano, entra l’acqua e di nuovo si riparano, un processo davvero incredibile!
La calce rimane, non cambia colore con il tempo, non si infetta con muffe anche se c’è umidità, le macchie che si formano nel tempo sono facili da riparare, basta dare una nuova mano e si sistema… insomma ecco… anche io mi sono cimentato ad un certo punto… abbiamo avuto una perdita così ho preso il pennello e mi sono messo a lavorare ottenendo, con facilità, dei buoni risultati!

Come ha conosciuto La Banca della Calce?

Ho cercato diverse ditte che vendevano prodotti a calce, mi sono piaciute moltissimo le immagini delle colorazioni e le velature che si vedevano dal sito, anche la trasparenza dell’offerta e l’efficienza con la quale mi avete mandato i prodotti, l’ho apprezzato molto!
Le velature sono una cosa interessante perché permettono agli strati sottostanti di riflettere e allora il colore cambia a secondo della luce e a seconda delle mescole dei colori. Mi piace moltissimo l’effetto che si crea alle pareti, per esempio ora le pareti sembrano di un grigio chiarissimo ma con la luce del tardo pomeriggio-sera diventano più accentuate, la mattina, invece grazie al sole sembrano bianche perché chiaramente prevalgono determinati riflessi di colori.
Che magia la calce!

STORIA DI CALCE #35
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Foto di Carlo Favero

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