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SAPONE NERO.

STORIA, PRODUZIONE E USO IN EDILIZIA

Il sapone nero o sapone marocchino è un sapone naturale a base di olio d’oliva originario dell’Africa occidentale, ancora oggi realizzato con tecniche di centinaia di anni fa. Il nome ha origine da un ingrediente fondamentale per la produzione, cioè le olive nere. Il sapone nero è impiegato in molteplici ambiti: dagli hammam e spa di tutto il mondo come prodotto igienizzante ed esfoliante, per le pulizie domestiche, fino all’edilizia.

Il sapone nero è infatti alla base dell‘impermeabilità del Tadelakt, l’intonaco marocchino a base di calce di Marrakech (ne abbiamo parlato anche nell’approfondimento Sapone nero, il segreto dell’impermeabilità del Tadelakt), il cui processo di applicazione non è concepibile senza il tradizionale savon noir, il segreto per ottenere una finitura vellutata e luccicante.

Scopriamo insieme la storia di questo prodotto.

Buona lettura!

Il sapone: storia e leggende

Leggenda vuole che il sapone sia nato in un giorno di pioggia, quando una donna notò che una miscela di cenere, grasso e acqua aveva proprietà pulenti sorprendenti. In realtà, la produzione del sapone ha un tradizione molto antica: già nel 3° millennio a.C. i Sumeri cuocendo olio e potassio alcalino, filtrato dalle ceneri ottenute dalla bruciatura delle piante, avevano realizzato sostanze simili al moderno sapone che venivano utilizzate come medicinali e per lavare tessuti e indumenti.

Fu con gli Arabi, però, che la produzione ebbe un’evoluzione. I saponi venivano prodotti per l’igiene personale con una base di olio d’oliva, di timo o alloro (tutt’ora gli  elementi principali del sapone di Aleppo)e per la prima volta utilizzarono nel processo di saponificazione la soda caustica (Al-Soda Al-Kawia), da allora metodo praticamente utilizzato fino all’età moderna. Dal VII secolo in poi il sapone fu regolarmente prodotto in Palestina (oggi Cisgiordania) e in Iraq: il sapone arabo era colorato e profumato e poteva essere sia liquido sia solido. In Europa il sapone arrivò con l’espansione araba in Spagna e Sicilia e il suo uso si diffuse ancora di più con la fine delle crociate.

La produzione artigianale del sapone si conclude con la rivoluzione industriale: alla fine del XVII secolo il chimico francese Nicolas Leblanc inventò una procedura per ottenere dal sale comune la soda, sostanza alcalina, e la produzione di soda caustica da soluzioni saline, perfezionata negli anni successivi, fece da volano per l’industrializzazione della produzione del sapone.

Il sapone naturale noto ai più è probabilmente il sapone di Marsiglia, anche se il sapone nero sta guadagnandosi una certa notorietà nel mondo occidentale, grazie alle sue qualità esfolianti e all’utilizzo in spa e centri benessere. Sapone di Marsiglia e il Sapone Nero si distinguono principalmente per la consistenza: il primo è generalmente commercializzato in forma solida (saponette, scaglie, ecc.), mentre il secondo in forma di pasta. Tale differenza è dovuta agli ingredienti, ma soprattutto alla tecnica di produzione: il sapone nero è composto da oli (lino, oliva e girasole) e sali contenenti potassio; il sapone di Marsiglia consiste in una miscela di diversi oli e soda.

L’industria del sapone a Marsiglia si sviluppò a partire dal XII secolo e alla fine del 1600 un editto ne registrò la fabbricazione, limitando l’uso del nome ai saponi fatti con olio d’oliva nella regione di Marsiglia: si dovevano usare oli vegetali, i grassi animali erano proibiti. Nel XX secolo si contavano a Marsiglia 90 fabbriche di produzione di sapone.

Il sapone nero è invece originario della zona marocchina dell‘Essaouira; si presenta come una pasta cremosa e ambrata dal ricco profumo, perché è ricavato dalla saponificazione dell’olio ottenuto macerando le olive nere spremute nell’olio di oliva, e dell’idrossido di potassio, con il metodo a freddo. L’utilizzo di questi ingredienti gli conferisce il caratteristico colore scuro. Tradizionalmente utilizzato dalle donne per realizzare scrub naturali all’interno degli hammam, è diffuso in tutto il mondo arabo ed è quello che, secondo la tradizione islamica, viene utilizzato per la purificazione prima della preghiera.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la comparsa dei detersivi sintetici, meno costosi, i saponi naturali hanno conosciuto un lento declino, anche se negli ultimi anni, complice la maggiore attenzione a prodotti rispettosi di salute e ambiente, i saponi tradizionali stanno riscuotendo un nuovo interesse.

Saponi naturali: uso in edilizia

L’uso del sapone in edilizia è documentato già da Leon Battista Alberti nel testo L’Architettura del 1485; nel capitolo IX del libro VI (pp- 502-505) nel paragrafo Malta con calce per intonaco (finito a sapone) si legge:

Dovendo eseguire l’applicazione dell’intonaco in periodo torrido o in luogo molto caldo, bisognerà battere e tagliare minutissimi pezzi dei cordami stravecchi, da mescolarsi poi al materiale che si vuote applicare. Dei pari l’intonacatura riuscirà assai ben rifinita se, levigandola, verrà irrorata con moderazione mediante sapone bianco sciolto in acqua tiepida; una imbibizione spinta oltre certi limiti produce però una tinta slavata. I rilievi si otterranno nel modo più agevole facendo uso di calchi: questi si ricavano da sculture preesistenti cui si fa colar sopra gesso liquido. Quando i rilievi si saranno asciugati, ungendoli con la mistura di cui s’è detto si conferirà loro una superficie simile a quella del marmo.

Quod si per caniculam aut loco aestuoso inducturus sis, tundito et minutissime concidito rudentes vetustos et pulti commisceto. Tum et levigabitur quidem bellisime, si sapone albo tepenti aqua soluto modice inter levigandum superasperseris; multa inunctura expallescit. Signa sigillis expeditissime affigentur. Sigilla ex sculpturis haurientur gypso madente superinfuso. Ea quidem, cum aruerint, quo diximus unguento peruncta cutem marmoris imitabuntur.

Il consiglio è quello di levigare l’ultimo strato di intonaco con sapone bianco sciolto in acqua tiepida; successivamente realizzare “rilievi” con l’ausilio di calchi in gesso di sculture già esistenti e, una volta asciutti, ungerli con sapone bianco sciolto in acqua tiepida per dare loro un aspetto simile al marmo.

Questa pratica, tramandatasi nei secoli e attuale ancora oggi, ha il doppio scopo di rendere la superficie trattata perfettamente liscia e impermeabile all’acqua. Perciò viene utilizzata prevalentemente in luoghi soggetti a umidità, come bagni o cucine.

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